Riflessioni (Marco)
Quando ho letto la pagina Web "Che cos'è la balbuzie" ho capito subito che mi trovavo di fronte ad un sito compilato da chi conosce molto bene il problema, quindi non ho esitato ad esplorarlo tutto, e debbo dire che è la prima volta che vedo esporre il caso in maniera così veritiera.
Sono Marco, ho 30 anni e vivo a Teramo in Abruzzo, ho sofferto molto di balbuzie fin dall'età di circa 9 anni; fortunatamente oggi il problema si è affievolito abbastanza, al punto che posso dire quasi di non soffrirne più, anche se in casi particolari il problema riemerge pur lievemente.
Conosco bene i problemi a cui un balbuziente va incontro, specie poi se egli si ostina a nasconderne l'evidenza, come ho sempre fatto io: le cose più semplici diventano "montagne" insormontabili, come una semplice presentazione, la scuola poi diventa fonte di stress giornaliero fin dall'appello, per rispondere a quel dannato "Presente!", per non parlare poi delle interrogazioni in cui si raggiunge l'apoteosi. Abbandonai presto la scuola. Ma la cosa peggiore è, come avete già detto, che non si ha la cittadinanza tra i normali e neppure la dignità dei disabili. Infatti la società, ed anche la famiglia, fu pronta ad etichettarmi come uno svogliato che non aveva voglia di studiare; ma sfido chiunque a trovare l'entusiasmo dello studio sapendo poi di non essere capace di ripetere nemmeno una parola di ciò che avevo appreso con tanta fatica.
Non so come è cominciato, ricordo che da bambino ero perfettamente normale, sia fisicamente che psicologicamente, con un intelligenza al di sopra della media di quell'età.
“Maestra non riesco a parlare!”.
E lei: “Ma se ora lo stai facendo?”.
“Lo so, ma a volte non ci riesco”.
Lei di nuovo: “Ma ora lo stai facendo!”.
...E così via.
Forse le prime volte era solo un modo inconscio per attirare l'attenzione della maestra, oppure erano le prime manifestazioni di un male fisiologico in arrivo. Fatto sta che un po' alla volta mi sono immedesimato in questo ruolo, tanto che mi sono portato dietro questo problema che mi ha letteralmente rovinato la vita.
Poi ricordo le visite dai Medici Specialisti che non facevano altro che prescrivermi dei calmanti: in poche parole, oltre a soffrire del problema, dovevo anche sentirmi in colpa perché ero io ad essere un bambino troppo irrequieto. Come dire ad uno che zoppica che il suo problema deriva da una sua cattiva abitudine a tenere il passo.
Questa è una delle cose che ferisce maggiormente chi ne soffre; considerare la balbuzie come un problema la cui unica causa scatenante è dovuta ad una cattiva abitudine del balbuziente stesso, facendolo sentire, oltre che umiliato, anche responsabile del suo male. Un male che si alimenta della stessa energia con cui lo si combatte, come in uno specchio che riflette la propria volontà in negativo. Si tratta come di un software che, installato nel pensiero, si attiva tutte le volte che la volontà cerca di reprimerlo.
Inutile dire che basterebbe non pensarci, purtroppo il pensiero è difficile da dominare: è come pretendere di essere più veloci di una occhiata; oltre che, il fatto di non pensarci sfocia facilmente nel pensare all'assenza del problema ed in tal modo attivarlo.
La vita può essere un inferno quando non riesci a dire neanche il tuo nome nelle presentazioni o magari lo dici contorcendo le labbra e "strizzando" gli occhi; mentre leggi nel pensiero della persona che ti sta di fronte "Peccato, mi sembrava un ragazzo normale; non pensavo avesse dei problemi". In quei momenti vorresti sprofondare sottoterra, scomparire, non essere mai nato, svegliarti da un sogno; invece ecco che sei di nuovo lì, tutto è reale, mentre un'altra ferita ti si è aperta nel cuore e sta sanguinando.
E forse è solo questa l'unica responsabilità diretta del balbuziente stesso: preoccuparsi troppo di ciò che potranno pensare gli altri: paura di essere considerato anormale.
Come dicevo, oggi sono riuscito a superare quasi completamente il problema e l'ho fatto senza l'ausilio di metodi categorici, Specialisti, Psicologi od altro, anche se non invito gli altri ad evitare queste vie. So che esistono diverse forme di balbuzie e quindi quasi ogni caso è specifico.
Personalmente credo sia molto importante meditare su alcuni preconcetti, che possono sembrare scontati o addirittura banali, ma che secondo me rappresentano una solida base su cui partire.
- Tutti balbettano. Balbettare significa incespicare su di una parola, e questo lo fanno tutti ogni tanto. Il problema sorge quando ciò è accompagnato da ansia e si innesca una specie di loop. Come dire che tutti hanno paura di cadere nel vuoto, ma non tutti soffrono di vertigini.
- Prendere coscienza dei propri limiti, accettarsi. Con questo non voglio dire di accettarsi come balbuzienti. Ma osservare che non tutti coloro che non balbettano sono Deejay o Presentatori TV, e tanto meno lo saremo noi.
- Ricordarsi che siamo in buona compagnia. A tal scopo trovo molto efficace la pagina Web del vostro sito: La Balbuzie nella Storia.
- Parlare del proprio problema, descriverlo, scriverlo, anche solo per se stessi: aiuta molto.
- Tener presente che un buon esercizio di lettura a voce alta con parole ben scandite e a velocità crescente può dare ottimi risultati. Come sa bene chi pratica il Bodybuilding, per vedere i primi risultati occorre allenarsi per diversi mesi. Invece allenando l'area del cervello destinata al linguaggio si vedono i primi risultati in molto meno.
- Il canto è nato prima della parola. Perciò e bene usare una cadenza armoniosa quando si parla.
- Condurre una vita il più possibile sana e regolare: la balbuzie aumenta nei periodi di stress. In caso contrario la biochimica può fornire un aiuto notevole; personalmente ho potuto riscontrare degli enormi benefici assumendo quotidianamente a periodi del Polline D'Api, un ricostituente naturale che si può trovare in qualsiasi erboristeria, che contiene molti aminoacidi essenziali e che ha come effetto collaterale, se così lo si può definire, solo un leggero aumento di appetito. In ogni modo tutto ciò potrebbe essere alquanto soggettivo.
- La balbuzie è un sintomo e non una causa. Sintomo di uno squilibrio interiore, che va ricercato dentro se stessi con una ricerca interiore che va portata avanti ininterrottamente. In poche parole non bisogna concentrarsi esclusivamente sulle parole, al fine di una buona dizione, ma cercare di carpire qual è in genere il nostro stato d'animo latente quando andiamo incontro ad un interlocutore, capire qual è lo squilibrio interiore che porta ad un cattivo funzionamento delle nostre capacità verbali. Personalmente ritengo che il modo migliore sia quello di mantenere uno stato d'animo positivo. E ciò non dovrebbe essere alquanto difficile, in quanto chi balbetta è in genere una persona molto sensibile, intelligente e positiva, anche se non sempre riesce a sintonizzarsi sulla propria essenza interiore. Bisogna rimuovere il blocco interiore, e non mi riferisco al blocco delle parole: quella è solo una conseguenza. Però bisogna tenere presenti che, anche se ci riesce bene di farlo, il problema non può scomparire del tutto improvvisamente, in quanto nel cervello si sono formate delle sinapsi che rispecchiano esattamente il modo di fare abituale del soggetto. In ogni modo il nostro cervello, che è meraviglioso, è in grado di creare nuove sinapsi proprio in base al nostro nuovo modello interiore.
Spesso mi sono chiesto quale fosse l'importanza evolutiva della balbuzie: se è continuata ad esistere fino ad ora vuol dire che in qualche fase della nostra storia evoluzionistica è dovuta servire a qualcosa, non dico la balbuzie stessa, ma almeno qualche sua manifestazione. Credo che la causa sia da ricercare nel nostro istinto ad andare incontro a ciò che temiamo di più , quasi per porre fine alla paura sperimentando direttamente il problema. In un documentario vedevo delle scimmie spaventate dalla vista di un serpente, ma che, dopo una prima fuga, invece di scappare, a turno si avvicinavano anche a distanze molto pericolose, quasi per poter soddisfare una loro bramosia per il pericolo. Questo comportamento è tipico dei primati, da cui noi discendiamo direttamente. Anche chi soffre di vertigini prova un istinto di buttarsi proprio dove egli ha paura di cadere. Ebbene io credo che tutto ciò rientri, almeno in parte, nel meccanismo innescante delle balbuzie. Ovviamente tutto ciò è solo una mia riflessione e non pretendo di avere proseliti a riguardo.
Elencando questi concetti ho voluto condividere, con chi, come me, ha avuto di questi problemi, dei presupposti importanti su cui dare inizio ad un cambiamento interiore.
Anni fa ho ripreso i studi, diplomandomi e frequentando l'Università che ora sto terminando.
Mi iscriverò al più presto alla vostra associazione.
Vi saluto e lascio la mia e-mail: mi piacerebbe ricevere commenti a riguardo da voi e da chiunque voglia contattarmi.
A presto.