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La balbuzie - Definizioni dai siti esteri

Questo articolo è stato tradotto e adattato alla situazione italiana dai siti esteri che sono elencati nella relativa Sezione.

Secondo il DSM-IV («Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali», noto anche con l'acronimo DSM, uno degli strumenti diagnostici per disturbi mentali più utilizzati da medici e psichiatri di tutto il mondo) i criteri diagnostici per la balbuzie sono i seguenti:

  1. Un’anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio (inadeguati per l'età del soggetto) caratterizzata dal frequente manifestarsi di uno o più dei seguenti elementi:
    • ripetizione di suoni e sillabe;
    • prolungamento di suoni;
    • interiezioni;
    • interruzione di parole (cioè pause all’interno di una parola);
    • blocchi udibili o silenti (cioè, pause del discorso colmate o non colmate);
    • circonlocuzioni (sostituzione di parole per evitare parole problematiche);
    • parole emesse con eccessiva tensione fisica;
    • ripetizione di intere parole monosillabiche.
  2. L’anomalia di scorrevolezza interferisce con i risultati scolastici o lavorativi, oppure con la comunicazione sociale.
  3. Se è presente un deficit motorio della parola o un deficit sensoriale, le difficoltà nell’eloquio vanno al di là di quelle di solito associate con questi problemi.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, “la balbuzie è un disordine nel ritmo della parola, nel quale il paziente sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono che hanno carattere di involontarietà”.

Di solito si è portati a credere che la balbuzie sia causata da un disagio psicologico, causato da eventi traumatici e/o da ambienti educativi inadeguati che hanno segnato indelebilmente la personalità del soggetto, e che lo renderebbero timido, poco pratico, incline a demoralizzarsi, e forse anche meno dotato dal punto di vista intellettivo.

Interpretando così la balbuzie ci sfugge però quel carattere d’involontarietà che differenzia radicalmente gli errori linguistici dalle ripetizioni e i prolungamenti (cioè le cosiddette disfluenze) che caratterizzano il parlato del balbuziente: infatti, anche quando egli sa esattamente cosa vuole dire semplicemente non è in grado di dirlo, perché ha perso il controllo dei suoi articolatori (pensiamo al caso di un balbuziente che non riesce a dire il suo nome).

I suoi problemi sono insomma eminentemente di ordine motorio, e i problemi psicologici, quando presenti, si instaurano di conseguenza come reazione e/o adattamento a una lunga serie di fallimenti comunicativi.

La balbuzie, in un qualsiasi preciso istante temporale, interessa circa l’1% della popolazione mondiale (tasso di prevalenza), ma circa il 5% può dire di averne sofferto in qualche misura nel corso della sua vita (tasso d’incidenza). La differenza tra i due tassi è spiegabile con l’alta percentuale di remissione, circa il 75-80%, che avviene per lo più spontaneamente dai 12 ai 18 mesi di distanza dal momento dell’insorgenza, e che è da collocare tipicamente nella prima infanzia. Per il 75 % dei soggetti colpiti da balbuzie l’insorgenza si situa dai 18 ai 41 mesi, quando le abilità linguistiche, cognitive e motorie del bambino sono interessate da un rapido processo di maturazione e sviluppo, l’età media d’insorgenza è di 32 mesi e vi è una scomparsa virtuale di nuovi casi dopo i 12 anni. Le ricerche di tipo genetico basate sugli antecedenti famigliari e sulla gemellarità monozigote fanno ritenere che la balbuzie venga trasmessa per via genetica, e anche se il meccanismo di trasmissione resta sconosciuto, il tipo di legame parentale e il sesso contribuiscono a determinare le probabilità che un bambino cominci a balbettare e forse anche quelle del suo recupero.

È importante saper riconoscere questi sintomi in tempo, poiché la ricerca ha stabilito che la prognosi è tanto migliore quanto è minore l’intervallo temporale che separa l’insorgenza della balbuzie dal primo intervento terapeutico (che con particolari modalità può essere eseguito anche in età molto precoce), anche perché ad aspettare troppo si rischia che la balbuzie si consolidi a tal punto da diventare refrattaria a qualsiasi intervento terapeutico.

Da quanto sopra esposto, è facilmente desumibile l’importanza di una corretta informazione verso le famiglie dei bambini che presentano disturbi precoci del linguaggio, al fine di prevenire la cronicizzazione del problema.
Inoltre è fondamentale dare un corretto supporto ai genitori di bambini balbuzienti conclamati o ai balbuzienti stessi (adolescenti o adulti) nella gestione del proprio disordine verbale.
 

La balbuzie è variabile

La gravità della balbuzie varia tantissimo tra un individuo e l´altro. Può anche variare da un giorno all´altro nello stesso individuo a seconda della situazione in cui si trova a parlare. Dire il proprio nome e parlare di fronte a delle autorità può essere assai difficile. Per alcuni individui, la stanchezza, lo stress, e la fretta possono aumentare la loro tendenza a balbettare. Sentendosi costretti a nascondere la loro balbuzie, solitamente la si peggiora.

Anche i modelli di balbuzie variano. Alcuni individui tentano di evitare la balbuzie facendo delle pause prima delle parole, sostituendole, e intercalando con espressioni come "cioè", "vedi", "ehm", ecc., ogni qualvolta prevedano un blocco. Come risultato, la persona può dare l´impressione non vera di essere titubante, incerto, o confuso.
 

Tipi di balbuzie

Parliamo di balbuzie primaria, o pseudo-balbuzie o disfluenza transitoria, quando la stessa si manifesta in maniera apparente e transitoria: è tipica dell’età prescolare fra i 3 e 6 anni ed è quasi sempre episodica. È costituita da fisiologiche disfluenze, ripetizioni sillabiche iniziali, intermittenti esitazioni causate da immaturità organico-sintattica e semantica. Non si accompagna a fenomeni emotivi e generalmente scompare spontaneamente: la risoluzione è spontanea nel 65% dei casi.

La balbuzie secondaria, o vera balbuzie, si instaura in età scolare, a volte è una complicanza della balbuzie primaria e va incontro a cronicizzazione. È caratterizzata da manifestazioni sintomatologiche quali blocchi, ripetizioni, esitazioni e prolungamenti dovuti a spasmi tonici o tonico-clonici dei gruppi muscolari deputati alla respirazione ed alla fonazione. Talvolta sono presenti sincinesie [attività motoria automatica di un arto o di una parte di esso, conseguente ad un movimento volontario (Dizionario Italiano Hoepli)], tic e movimenti muscolari involontari del viso e del collo. La consapevolezza della balbuzie coinvolge la sfera emotiva del soggetto complicando le manifestazioni: ansia, frustrazione, stress, fobie, senso di inferiorità e reazioni vasomotorie quali tachicardia, dispnea e sudorazione.
 

Classificazione

In relazione al blocco:
  • Balbuzie Tonica nella quale si ha un arresto all’inizio della parola (fonema o sillaba iniziale) con prolungamenti del suono;
  • Balbuzie Clonica caratterizzata da ripetizioni del fonema iniziale oppure dell’intera parola;
  • Balbuzie Mista nella quale sono presenti sia la forma tonica sia quella clonica con prolungamenti e ripetizioni;
  • Balbuzie Palilalica nella quale il soggetto ripete spasmodicamente una sillaba non attinente alla frase che si vuole pronunciare.
In relazione alla localizzazione anatomica del blocco:
  • Balbuzie Labio-Coreica con movimenti involontari della lingua e delle labbra (danza delle labbra) e conseguente difficoltà nella pronuncia delle labiali /p/ e /b/, delle labio-dentali /f/ e /v/ e delle dentali /t/ e /d/;
  • Balbuzie Gutturo-Tetanica causata da rigidità dei muscoli faringei e laringei (spasmi), che rendono impossibile la pronuncia delle consonanti gutturali /k/ /c/ e /g/.