Suckerfish

“Giocando con Dio...” (P. Stefano)

Credo che la vita vada vissuta con intensità e con gioia. D’altronde la gioia non è forse il distintivo di noi cristiani? E i giorni della Pasqua ce lo ricordano... Gesù ha vinto per sempre la morte e il dolore. Lui è la nostra Gioia, una Gioia che non passa! E la gioia passa anche dall’allegria quotidiana, dal gioco e dallo scherzo.

Partendo da queste riflessioni mi sono messo a giocare un po’ anche con Dio, forse anche costretto dalle circostanze. D’altronde il gioco è tipico dei bambini e Gesù ci vuole innocenti e semplici come i bambini.

Giorno dopo giorno sono tante le occasioni per giocare con Lui, per scambiare due chiacchiere e un sorriso. Quante volte ho dovuto barattare con Dio un po’ di breviario per ascoltare una persona? “Senti, buon Dio. Come vedi è venuta questa persona a parlare e non posso pregare i vespri...” In cambio ascolto bene questa persona e gli voglio bene come tu gliene vuoi. Va bene?”

Oppure: “In cambio dei vespri ti offro questi 100 km di strada per andare nella parrocchia vicino a confessare e queste due ore di confessione...”

E cosí via, offrendo a Gesù tutto quello che si fa...

Nel paese tutti mi conoscono. Spesso mi salutano delle persone che mi sembra di non aver mai visto e mi chiedo: “Come mi conoscono?”. Mi sembra di essere in un paesino italiano negli anni ’50, quando il prete, il medico e il farmacista erano conosciuti da tutti. Il prete, se non mi sbaglio, era riconosciuto soprattutto dal vestito, la classica tonaca nera... qui mi riconoscono per le mie tipiche camice sgargianti e i pantaloni corti, per la borsa della spesa, per la jeep, la moto e la bicicletta e perché passo più tempo in strada che in casa.

I tempi cambiano... ma il prete è sempre il prete. Durante le mie sfrecciate in moto è un viavai di saluti e di “Hola”, “Chau”, “Qué tal?”, ecc...

Se giro camminando mi fermo ogni 5 metri... Spesse volte andare a comprare il pane è un’impresa: due chiacchere col postino, due con la farmacista, due – ovviamente – col panettiere, due con la vecchietta, altre due coi bambini che vanno a scuola, eppoi i giovani che sono nella pausa del liceo, ecc...

Il tempo non basta mai per far tutto... e allora si gioca con Dio. Ma è il gioco più bello! Lui arriverà dove io non posso e non riesco. L’importante è amare.

Mercoledì mattina. Siamo alla Messa feriale delle 8; ci sono 3-4 persone, le fedelissime. Siamo alla prima lettura. Io, come buon prete sto seduto al mio posto, quando nel fondo della Chiesa vedo sbucare vari occhietti dalla porta. Sono i bambini che vanno a scuola... spesso passano dalla Chiesa, sbirciano dentro, si fermano due minuti ad ascoltare, salutano con la mano e se ne vanno.

Questa volta una bambina di 6-7 anni si avvia verso di me nel corridoio centrale della Chiesa incurante della gente, seduta tranquilla ad ascoltare la lettura. Penso: “E ora che farà?”. Con la fantasia del bambini può succedere di tutto... La bimba arriva, sale i gradini dell’altare, mi si avvicina, mi da un bacio, fa dietrofront e se ne va... Non vale la pena di giocare con Dio?

Sabato Santo. Veglia Pasquale. La Chiesa è strapiena. Ci sono anche 7 battesimi. I bambini, tanti nonostante l’ora, sono seduti tutti ai piedi dell’altare. Fanno di tutto. Per fortuna quando cantiamo cantano anche loro... Al momento dei battesimi lo spettacolo è bellissimo. Tutti i bambini si raccolgono intorno al battistero per vedere i battesimi. Seguono con attenzione. Io non capisco più niente, tanti sono i bambini che mi circondano e faccio fatica a muovermi per la ressa. C’è anche il rischio di battezzare il bambino sbagliato...

Alla consacrazione invito tutti i bambini a salire all’altare. Mi sembra che lì con me seguono meglio questo momento tanto importante. Non è facile muovermi tanto mi pressano, ma faccio del mio meglio. Terminiamo la Messa a mezzanotte circa e grande è la gioia di tutti.

Il gioco continua...

Domenica di Pasqua: Messa delle 10. Molti bambini che stavano alla Messa del sabato notte sono tornati. Martín, un bambino di 8 anni a dir poco vivace, non sta zitto un attimo. Ogni tanto durante la Messa mi chiama: “Padre, guarda li”, “Padre, perché... ”, ecc...

Non so se ridere o se piangere...

Con lo stesso Martín avevo avuto qualche giorno prima un incontro ravvicinato del terzo tipo. Ero in Chiesa tentando di pregare “Ora Media” quando Martín arriva e si siede accanto a me e comincia con una serie di domande teologiche impressionanti. Io, appena svegliatomi dalla siesta, non ho la lucidità necessaria e inoltre cerco di fargli capire che sto pregando. Niente da fare. Sto al gioco con Dio e chiudo il benedetto breviario. Martín continua: “Ah, io sono cattolico. Io non vado dalle altre sette. Questa è la Chiesa vera e non mi cambio neanche morto. Mi piace questa Chiesa, mi piace la Chiesa cattolica.” Dentro di me mi rallegro per questa professione di fede...

Qualche tempo prima invece avevo assistito alla professione di fede di un vecchietto di 80 anni. Era venuto a visitarmi. Io avevo lasciato – per stare al gioco con Dio – il lavoro al computer che stavo facendo e mi ero messo ad ascoltare al buon vecchietto che, classicamente, mentre parlava si stava preparando una sigaretta. “Lei è italiano, vero?”, “sì” rispondo. “Ah, voi sì” mi dice - con la classica e simpatica voce da dentiera - “voi sì che siete forti... ah! il Duce, quello sì che era bravo” e tac una pacca sulla spalla. “Ah Roma, i romani, che bello! Quelli sì... ” e tac, altra pacca. Quasi si commuove il nonno. Poi tocca alla Chiesa. “Ah! la Chiesa cattolica, apostolica, romana e ripeto... ro-ma-na: questa è quella vera, non tutti questi culti che non servono a niente...” e tac, altra pacca affettuosa. Il nonno va via felice, contento di aver fatto quattro chiacchere col prete.

Altro momento per giocare con Dio è la preparazione delle omelie... spesso, quando sto preparando l’omelia – di solito il sabato pomeriggio – succede sempre qualche imprevisto e allora... mi trovo a pensare all’omelia mentre mi faccio la doccia, mezz’ora prima della Messa. Anche questo lo offro a Lui, in un gioco d’amore e Lui sempre mi da il centuplo.

E le occasioni per giocare con Dio sono davvero tante, ogni giorno se ne presentano molteplici, piccole o grandi. E sono sempre occasioni per amare, per crescere nella comunione con Gesù e con i fratelli e... per stare allegri.

Sono certo che anche voi giocate con me, e questa certezza mi da forza e coraggio e rende la nostra evangelizzazione più efficace. Grazie! Sì! Grazie per il vostro sostegno spirituale e concreto; grazie a tutti e a ciascuno!

Un caro saluto a tutti gli amici dell´Associazione, nella certezza che Gesù è con noi “fino alla fine del mondo”.

In Lui vi ringrazio, vi benedico e vi abbraccio,
 

P. Stefano Maria Cartabia OMI